dal Vangelo di Luca
22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore
25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Simeone, un vecchio che con pazienza attende la consolazione d’Israele, è una delle figure più luminose della Bibbia. Simeone uomo giusto e pio; questa testimonianza non viene resa dagli uomini, ma da Dio stesso a mezzo della sua Parola. La vita, i sentimenti di Simeone si trovano sul piano della volontà di Dio, egli vive sotto l’azione dello Spirito Simeone è uomo giusto in conseguenza della sua spiritualità, ma la sua spiritualità non consiste nella sua giustizia, nella correttezza di intenti. La giustizia di Simeone è la spiritualità, radice della sua vita: egli è giusto perché si lascia guidare dallo Spirito, si mette in ascolto dello Spirito. Simeone trascorre il suo tempo all’ombra della casa di Dio. La sua gioia non è riposta nel mondo, ma nel sostare ogni giorno alla presenza di Dio. È l’esempio vivente di una vita vissuta nell’adorazione e nella comunione con Dio. Simeone è un esempio di speranza, infatti, aspetta la consolazione d’Israele, cioè vive una vita di speranza dettata dalla Promessa. I suoi occhi spenti dalla vecchiaia sono volti verso l’adempimento della promessa di Dio e la sua attesa è solidamente ancorata alla manifestazione del Cristo che il mondo attende. Simeone, un vecchio dal cuore giovane, capace di cogliere la presenza della Luce. “Venne nel mondo la Luce
vera, quella che illumina ogni uomo…” (Gv 1,9) e Simeone è proprio quest’uomo che si lascia illuminare da questa Luce.
27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli:
32luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Sulla soglia del tempio s’incontrano tre generazioni: Simeone, la generazione che rappresenta il passato e che vive nell’attesa della promessa; Maria e Giuseppe, la generazione che custodisce il presente, la promessa incarnata; Gesù Cristo, l’adempimento della promessa. Simeone rappresenta l’Antico Testamento, che accoglie e abbraccia il compimento della Promessa fatta ai padri. L’attesa è terminata, “È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2, 11); simbolicamente, in questo gesto, è rappresentata anche tutta l’umanità segnata dall’usura del tempo e del peccato. “È la vecchiaia del mondo che accoglie fra le sue braccia l'eterna giovinezza di Dio”. (Ronchi). Tutta una vita vissuta tutta nell’attesa e quando calano le forze il suo cuore non è rassegnato, ma attende e attende il compiersi della promessa fatta dallo Spirito.
Tra i tanti bambini portati al tempo per essere offerti al Signore, riconosce il bambino Gesù, “perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli” (Mt 16,17). Le parole rivolte a Giuseppe e Maria non sono solo una profezia ma una vera è propria rivelazione:
34Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori.
“Cristo come caduta e contraddizione. Caduta dei nostri piccoli o grandi idoli, che fa cadere in rovina il nostro mondo di maschere e bugie, che contraddice la quieta mediocrità, il disamore e le idee false di Dio” (Ronchi).
L’attesa di Simeone ci insegna ad essere un’umanità fatta di ascolto e comprensione del cuore, solo con questi atteggiamenti possiamo riconoscere il Signore nel momento in cui viene a visitarci nelle vesti di una umanità ignorata o scartata dove non avremmo mai immaginato di incontrarlo.