SS. Corpo e Sangue di Cristo

 

eucaristia

L'origine della festa del Corpus Domini, tipica dell'Occidente latino, va fatta risalire al secolo XII, periodo in cui si riaffermò una certa devozione eucaristica, che valorizzava in modo particolare la presenza reale di Cristo nel sacramento e quindi la sua adorazione.

In verità il mistero eucaristico e per "mistero" non s'intende tanto una realtà inaccessibile alla comprensione umana, ma un'esperienza di cui siamo resi partecipi e che costituisce il nucleo vitale della Chiesa, il centro propulsore del suo agire, perché manifesta la presenza del Vivente.

La liturgia della Parola è tutta incentrata sul tema dell'alleanza. Il testo evangelico ci riporta la versione marciana dell'ultima cena di Gesù, racconto vivamente impresso nel ricordo dei discepoli, perché costituì un punto cardine della celebrazione della comunità primitiva. Tale pasto si distingue da tutti gli altri precedenti perché Gesù si pone sulla mensa come cibo e bevanda per i suoi discepoli. La prova emerge dall'elemento innovativo espresso dalle parole inserite da Gesù sul pane e sul vino tali da sconvolgere totalmente l'ordine normale delle cose e della cena stessa. I discepoli sono invitati a mangiare e a bere, cioè a partecipare alla morte sacrificale di Gesù.

Nell'AT, la conclusione dell'alleanza comportava normalmente l'immolazione di una vittima, il cui sangue diventava il "sangue dell'alleanza": la prima lettura ci presenta per l'appunto l'alleanza suggellata da Mosè al Sinai cospargendo l'altare e il popolo (Israele) con il sangue di una medesima vittima per significare l'unione che Dio assicurava al suo popolo. Il contesto cronologico della Pasqua insieme a tutti gli altri elementi ci conducono ad interpretare teologicamente l'imminente passione di Gesù, per cui mentre Egli "scompare" offrendosi ai suoi come un atto deliberato d'amore, garantisce la sua presenza e permanenza nei suoi e con i suoi anche dopo la sua morte.