VI Domenica di Pasqua

 

giovedì Santo

II tema della sesta domenica di Pasqua svela l'identità tra l'intero processo della salvezza e la via dell'amore.

L'amore di Dio, che si manifesta per primo con l'invio del Figlio e il dono dello Spirito, vuole raggiungere tutti gli uomini: la salvezza è solo e sempre universale. Pietro stesso (prima lettura) è invitato a riconoscere l'azione libera e gratuita dello Spirito nei confronti dei pagani. Si tratta della ratifica di un momento importante per la storia e l'autocoscienza della Chiesa: Dio non fa preferenza di persone e il salmo responsoriale canta questa meravigliosa constatazione. La seconda lettura evidenzia la priorità sorgiva dell'amore salvifico da parte di Dio per noi e della nostra "elezione" che ci ha comunicato nel Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati.

Continuando nell'invito a rimanere nell'amore di Cristo, inaugurato con l'immagine della vite e dei tralci col brano evangelico della scorsa domenica, la liturgia ci insegna che solo l'amore vicendevole tra i credenti e il dono della propria vita è testimonianza autentica ed efficace dell'attaccamento all'umanità del Padre. Tutto il discorso si basa su quel "come", particella assolutamente determinante per cogliere l'esperienza di intimità che unisce il Padre al Figlio, il figlio ai discepoli, i discepoli al Padre, come pure l'origine fondativa di quell'unico comandamento che non solo riassume tutti gli altri, ma che rappresenta lo scopo e il senso: "questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati".

Amare Cristo significa rispondere attivamente all'Amore infinito che ci origina, ci nutre e ci feconda. Allora sapremo eh. Cristo, il Vivente è nel Padre, che gli uomini, i viventi sono nel figlio, e il Figlio è in loro nella sconfinata gioia di aver ritrovato la loro vera natura di Figli dell'unico Padre.