Centro di ascolto 30 gennaio 2015

 

                                                                                                                              

 

"La promessa dell'amore"

GIACOBBE E RACHELE

 

 

 

 

INTRODUZIONE

Sac.: Proseguiamo gli incontri nei nostri Centri di Ascolto in famiglia, proponendo delle tracce che si ispirino all’esperienza di alcune coppie della Bibbia.

Tornare alle origini del testo biblico è sempre una occasione per parlare della vita di Dio,e sul mistero del bene e del male, sulla relazione più intima, sulla coscienza degli uomini e delle donne che si impegnano a costruire la propria relazione, la propria vita.

(Invocazione dello Spirito Santo)

 

Vieni o Spirito di Amore, e rinnova la nostra famiglia; fa che torni ad essere un nuovo giardino di grazie e di santità, di giustizia e di amore, di comunione e di pace, così che la Santissima Trinità possa ancora riflettersi compiaciuta e glorificata. Vieni, o Spirito di Amore, e rinnova tutta la Chiesa; portala alla perfezione della carità, dell’unità e della santità, perché diventi oggi la più grande luce che a tutti risplende nella grande tenebra che si è ovunque diffusa. Vieni, o Spirito di Sapienza e di intelligenza, ed apri la via dei cuori alla comprensione della verità tutta intera. Con la forza bruciante del tuo divino fuoco sradica ogni errore, spazza via ogni eresia, affinché risplenda a tutti nella sua integrità la luce della verità che Gesù ha rivelato.

 

LA STORIA, IERI

Coppia: Nella Genesi emerge gradualmente il disegno del Creatore nei confronti dell’umanità, il suo progetto di felicità per ogni individuo. Riflettere sulle vicende degli uomini e delle donne dell’inizio della storia della salvezza ci può aiutare anche a comprendere quella realtà fatta di entusiasmi e delusioni, gioie e dolori che da sempre costituisce la vita degli sposi. Una di queste coppie è rappresentata da Giacobbe e Rachele. Ci vengono raccontate le vicende della loro vita e della loro famiglia contraddistinte da risvolti non sempre edificanti. Della storia di Giacobbe e Rachele vogliamo prendere in considerazione il momento iniziale.

( Intronizzazione della Parola e accensione del cero)

 

Dal libro della Genesi (29, 16-21)

Labano (fratello di Rebecca moglie di Isacco figlio di Abramo) aveva due figlie; la maggiore si chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele. Lia aveva gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto, perciò Giacobbe (primogenito di Isacco) amava Rachele. Disse dunque: “Io ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore”. Rispose Labano: “Preferisco darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me”. Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei. Poi Giacobbe disse a Labano: “Dammi la mia sposa, perché il mio tempo è compiuto e voglio unirmi a Lei”.

 

Coppia: Siamo all’inizio della storia dei due giovani, al tempo del loro innamoramento. Giacobbe non si innamora di Lia che ‘aveva gli occhi smorti’, ma di Rachele che, oltre ad essere ‘bella di forme e avvenente di aspetto aveva anche uno sguardo vivace, espressivo, profondo. E’ negli occhi di Rachele che Giacobbe legge il sogno, il progetto di Dio per lui e perentrambi e vi legge anche la promessa di un futuro radioso.

 

Coppia:E’ dallo sguardo dell’innamorata che Giacobbe trae la forza per il pesante servizio e lalunga attesa durata sette anni.Sappiamo quanto l’esperienza dell’innamoramento sia esaltante.

Quando siamo innamorati, siamo portati a credere che il nostro sentimento durerà per sempre. Nulla potrà frapporsi tra noi. Nulla sarà più forte del nostro amore reciproco. Siamo rapiti dalla bellezza del nostro innamorato/a e trascorrere il tempo con lui/lei è come trovarsi nell’anticamera del paradiso. Pensiamo che insieme vivremo sempre di quelle meravigliose sensazioni e sogniamo la beatitudine coniugale.

 

Coppia: L’innamoramento però non è vero amore perché non richiede sforzi, ci dà l’impressione di essere arrivati e di non dover più cercare o faticare per crescere. Siamo all’apice della felicità di vita e il nostro unico desiderio è rimanerci beatamente. Del matrimonio però l’innamoramento è solo l’introduzione. Il progetto che Dio ci affida chiede di essere realizzato nell’amore, dettato dalla ragione e costruito con la volontà. Chi s’innamora si dona all’altro, si impegna per l’altro, perché legge nell’incontro la promessa di felicità che è però messa alla prova dal tempo che trascorre, dalle difficoltà che la vita porta con sé. Questa promessa diventa vera, grazie alla fede in Dio, che ne assicura la vitalità anche nel tempo della prova.

(Esposizione SS. Sacramento. Pausa di silenzio)

 

 

LA STORIA, OGGI

Coppia: Già dall’inizio, la vita a due si fonda sostanzialmente sulla “promessa”. E’ una promessa basata sulla fedeltà, sulla parola data, sull’impegno reciproco, e come tutte le promesse è proiettata nel futuro. Ma è nel presente, nell’oggi, che noi possiamo già vivere quella promessa. La viviamo nell’attesa. L’attesa non è un tempo vuoto che verrà colmato dall’evento, ma è il tempo dei preparativi, del desiderio che chiede di essere coltivato, che ci impegna, e ci fa crescere per poter essere attenti e pronti al momento opportuno. Pensiamo a quanto sia feconda l’attesa di una mamma che attende la nascita del figlio…

 

Coppia: Per noi coppie nello specifico è la legge dell’amore, è il comandamento dell’amore, della fedeltà per la nostra autentica felicità. Può succedere che a volte ci accorgiamo di aver perso il dono della promessa e possiamo costatare quanto, nel nostro vissuto quotidiano, quella promessa sia un dono non ancora pienamente gustato. Anche dopo molti anni, la vita a due deve restare una promessa che ci fa sperimentare quanto si può ancora costruire insieme.

 

Coppia: La promessa è un progetto, quel progetto che noi abbiamo letto negli occhi del nostro innamorato al primo incontro così come era accaduto a Giacobbe e Rachele. Per quel progetto noi ci siamo solennemente impegnati nel giorno del nostro matrimonio: “Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia” Se il tempo, le prove della vita, ci hanno portato lontano da questa nostra promessa,occorre tornare a guardare il nostro passato e ripensare i momenti belli, le esperienze vissute, i sorrisi dei primi anni dei figli, le gioie dei nostri incontri. Soprattutto dobbiamo ritrovare nello sguardo del nostro coniuge la bellezza della promessa fatta , ritrovarla li dove Dio l’aveva posta. Occorre riappropriarci di quel progetto sapendo che esso è il progetto di Dio per noi insieme, sapendo che il Signore si è impegnato con noi e ci fa da garante con la sua grazia. 

 

Coppia: La grazia però non è una nebbiolina che ci avvolge anche se noi non lo vogliamo: la grazia per essere efficace ha bisogno della nostra adesione, della nostra volontà, del nostro coinvolgimento, perché la fedeltà di Dio è un disegno posto nelle nostre mani. Non dobbiamo rassegnarci nella caduta, ma riprendere il cammino nella fiducia e nella responsabilità, perché la promessa che abbiamo fatta nostra e che ci siamo scambiati, dura nel tempo, dura fino a che avremo vita.

 

Coppia: La promessa è un dono per la vita. Se allora vogliamo vivere la promessa dobbiamo vivere la vita e non lasciarci vivere. Perché la promessa sia un dono per la vita è necessario gustare l’esistenza piena e la presenza del proprio coniuge vicino a sé che nella relazione diventa fonte di stima, fiducia, tenerezza. Certo potranno essere cambiati i modi, da quelli travolgenti ed entusiasti dell’inizio a quelli più forti e intensi della vita matura, ma ciò dovrebbe essere l’occasione sempre rinnovata di vicinanza, di gratificazione, di fiducia e di speranza; Perché la promessa sia un dono per la vita occorre coltivare l’esistenza relazionale non limitandoci nei nostri riferimenti solo ai figli ed ai familiari, ma pensare ad un’esistenza capace di molte relazioni che ci stimolino e costruiscano storie di comunione e di servizio.

 

Coppia: Quante volte abbiamo sperimentato come l’apertura agli altri abbia giovato alla nostra relazione: ci ha permesso di scoprirci come persone nuove, con ricchezze interiori che noi stessi ignoravamo; Perché la promessa sia un dono per la vita è necessario vivere l’esistenza nella gioia ed entrare nella terra promessa per noi rappresentata dalla nostra casa, dalla famiglia, dalla comunità.

Siano questi i riferimenti dove fondare le nostre radici, dove i figli si sentono al riparo e possono stendere i loro rami verso l’avventura della vita. La nostra terra promessa, una esistenza vissuta nella gioia.

(Ogni coppia si confronta nel silenzio di adorazione)

 

LA PREGHIERA COMUNITARIA CONCLUSIVA

Signore, ci sono giornate nelle quali le cose non vanno bene, siamo scontenti l’uno dell’altra, è fatica rompere il silenzio e portiamo nel cuore la divisione e l’amarezza. Aiutaci a capire i nostri sbagli e donaci il coraggio e l’umiltà per riconoscerli e lasciarci correggere, per chiedere e donare il perdono.

Aiutaci a comprendere la sofferenza e l’attesa che c’è nel cuore dell’altro, donaci la forza del primo passo che apre la strada all’intesa e all’amore. Aiutaci a non far venire mai meno il dialogo nella nostra vita quotidiana, ad incontrarci sempre nella sincerità e nella verità.

Aiutaci perché anche nella fatica delle difficoltà e dei conflitti riusciamo a trovare un’occasione per crescere, per imparare a perdonare, per conoscerci meglio e per scoprire che l’amore è più forte della nostra debolezza. Aiutaci a comprenderci e ad accoglierci nelle nostre diversità, perché, anziché motivo di divisione, esse diventino occasioni preziose di unità e di ricchezza per noi e per gli altri. Amen