IV Domenica di Pasqua

 

Gesu buon pastore

La quarta domenica di Pasqua di tutti i cicli ci guida a discernere la rivelazione del Risorto attraverso l'immagine caratteristica del "Buon Pastore". In che cosa consiste la "bontà" del Signore Gesù se non nell'offerta che Egli fa di sé per le sue pecore, seguendo il comando del Padre?

 Tale comando non è circoscritto al fatto di dare la vita, ma di poterla dare per riprenderla di nuovo. Perché è proprio la piena e perfetta unità d'amore che esiste tra Padre e Figlio (seconda lettura) a renderlo il Vivente cioè Colui sul quale la morte non ha più potere. L'amore è anche il tratto distintivo che unisce per sempre Gesù a coloro che gli appartengono. Egli è colui che vive con i suoi una "conoscenza nuziale", e reciprocamente le sue pecore "ascoltano e riconoscono" solo la sua voce.  La comunità è fondata sulla relazione col Pastore e riproduce all'interno dei propri rapporti una relazione simile a quella che esiste tra Padre e Figlio. Egli, pur essendo stato respinto, scartato, non è venuto meno alla volontà del Padre, attraversando in se stesso ogni forma di rifiuto e di discriminazione fino a vincere sulla morte. In questo senso Gesù è detto 'pietra angolare' (prima lettura) della nuova costruzione del popolo di Dio che riguarda tutta l'umanità. E' interessante a questo riguardo la speranza espressa nella colletta: "...raduna gli uomini dispersi nell'unità di una sola famiglia". Il dono dell'unità consiste proprio nel poter tutti partecipare della stessa vita divina, perché la dinamica dell'amore apre i propri confini verso l'alterità dei fratelli lontani. E la prima lettura prefigura come già attuata questa unità attraverso l'annuncio di Pietro: "in nessun altro vi è salvezza". L'opera del Buon Pastore non è che la realizzazione del desiderio divino di vedere tutti i propri figli radunati in un solo gregge, perché il suo amore rifulga in tutti e in tutto.