III Domenica del Tempo Ordinario 

 

Ancora due racconti di vocazione come nella scorsa domenica. Nella 1° lettura vediamo il profeta Giona che, fuggito dalla missione che avrebbe portato misericordia e salvezza al popolo nemico, costretto dalla Parola di Dio rivoltagli per la seconda volta si rassegna ad annunziare la conversione a Ninive, capitale dell'impero Assiro. I Niniviti accettano con prontezza la conversione.Il Vangelo narra la chiamata dei discepoli di Gesù che non esitano come Giona, ma rispondono con prontezza: "subito, lasciate le lo seguirono". La chiamata parte sempre da Dio, sia per Giona che mai avrebbe accettato questa missione, sia per Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni che non avrebbero lasciato tutto se non fosse passato Gesù. Marco, all'inizio del suo Vangelo, descrive l'attività di Gesù "dopo che Giovanni fa arrestato": prima tutti andavano al Battista per farsi battezzare, ora è Gesù che passa accanto alla gente lì dove essa vive.

Mentre Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, due coppie di fratelli, erano al lavoro nelle loro barche, Gesù passa e li sceglie, li chiama, e cambia la loro vita donando loro una missione a cui da il nome del loro stesso mestiere: essere pescatori, non più di pesci, ma di uomini.

Marco ci indica quale sarà il messaggio del loro kèrigma, che possiamo dire compie quello di Giona: credere e convertirsi perché il tempo è compiuto, il Regno è vicino. Gesù in cui trovano compimento le attese di secoli, è ormai qui. "Il tempo ormai si è fatto breve" fa eco S. Paolo nella 2° lettura: il tempo non in senso cronologico, ma come momento favorevole, kairòs. La salvezza è qui: il mondo presente è da vivere "come se non", ripete S. Paolo per ben cinque volte.

La vicinanza del Regno di Dio chiede un'adesione senza esitazione. Dio viene e la sua chiamata alla conversione, "credete al Vangelo", è radicale: un'inversione di rotta per orientarsi verso il Vangelo.