V Domenica del Tempo Ordinario 

 

II brano evangelico di questa domenica ci offre il resoconto fedele di una giornata-tipo di Gesù. Dai fatti raccontati deduciamo che consisteva in un intreccio tra la cura dei malati, preghiera e predicazione del Regno. Il punto di riferimento del Vangelo di oggi è Cafarnao (campo della consolazione) la casa di Pietro, dove Gesù compie il suo primo miracolo: la guarigione della suocera. Gesù si china su di lei, le prende la mano e, senza pronunciare una parola, la solleva e la guarisce. Questa anziana malata guarita è il simbolo di tutta l'umanità che Gesù è venuto a salvare. Al tramonto del sole, davanti alla casa, tutti i malati, tutti gli indemoniati vengono portati a Gesù, tutta la città è presente, tutti lo cercano. Ma Gesù prima dell'alba si ritira solitario in preghiera e agli apostoli che affannati lo cercano dice: "andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché predichi anche là; per questo sono stato mandato". Gesù aveva coscienza della sua missione; quella di far conoscere a tutti il messaggio di salvezza affidatogli dal Padre. Anche i demoni lo conoscevano, ma dovevano tacere perché privi di fede, umiltà e speranza. Il problema della sofferenza da sempre tormenta l’uomo di ogni tempo. La prima lettura di oggi, il libro di Giobbe, ci presenta un uomo provato con intensità dal dolore, dalla prova; è la lotta dell'uomo di tutti i tempi nel confronto con Dio. Eppure Giobbe, ed è questa la sua grandezza, nonostante i suoi tormenti si affida al Dio che l'ha deluso ed è diventato suo nemico; Giobbe nella lotta confessa a Dio la sua speranza.

S. Paolo nella seconda lettura insiste sulla gratuità della fede, affermando che la sua sola certezza e ricompensa sta nell'annunziare gratuitamente il Vangelo, cioè Gesù Cristo, unico Salvatore dell'uomo. Giobbe e Paolo ci stimolano oggi a rivedere la nostra vita di fede.