VI Domenica del Tempo Ordinario 

 

Nell'A.T. la lebbra era considerata la più grave forma di impurità fisica che potesse capitare ad un uomo; per questo il sacerdote aveva il compito di dichiararlo immondo e di escluderlo dalla vita di comunità. Le letture di questa Domenica ci permettono di conoscere l'atteggiamento della Legge mosaica e l’atteggiamento di Gesù. Nel brano tratto dal Levitico si dice che la persona sospettata di lebbra doveva essere condotta dal sacerdote il quale, accertata la cosa, "dichiarerà quell'uomo (o quella donna) immondo". Il povero lebbroso, scacciato dal consorzio umano, doveva lui stesso, tenere lontano le persone avvertendole del pericolo. Nel Vangelo Gesù, non solo non ha paura di contrarre il contagio, ma permette al lebbroso di arrivare fino a Lui e di gettarglisi davanti in ginocchio: "se vuoi puoi guarirmi" Egli stende la mano e lo tocca. "Se vuoi!", si è abbandonato al desiderio di Gesù con tutto se stesso. Ha rinunciato al proprio volere e si fida totalmente del volere e del potere di Gesù. Un simile amore incanta il cuore di Gesù e lo conduce a compiere il miracolo, pronunciando una frase tra le più sublimi e divine: "Lo voglio, guarisci!". Il lebbroso non solo è guarito nel corpo, ma conosce anche la salvezza data dalla fede in Gesù. La fede è sì un dono, ma anche un lungo cammino di purificazione e di crescita. Ed è quanto il Vangelo di oggi ci vuole dire: tutti noi portiamo nel cuore la lebbra del peccato ed è consolante sapere che ogni qualvolta ci gettiamo ai piedi di Gesù e della Chiesa riconoscendo i nostri peccati e udendo le parole: "io ti assolvo dai tuoi peccati" Gesù ci ripete con gioia come al lebbroso: sei guarito!

San Paolo nella 2° lettura, esortando i Corinti a imitarlo, desidera trasmettere loro la gioia per avere messo tutta la sua vita al servizio di Cristo Gesù Crocifisso e Risorto. Anche il cristiano, nella semplicità di tutte le sue azioni quotidiane, è chiamato a dar gloria al Signore Gesù.