Domenica di Pasqua
La resurrezione di Gesù è un vero e proprio evento storico, cioè "una presa di possesso da parte di Dio della storia". Con l'irrompere della Pasqua - "giorno creato da Dio" - viene trasfigurata la nostra percezione del tempo e della storia, poiché da questo eterno "oggi" procedono e fioriscono tutti i nostri giorni. Per farci entrare in questa nuova realtà il testo evangelico evidenzia tre punti fondamentali:
Domenica delle Palme
Con la Domenica delle Palme hanno inizio le celebrazioni della Settimana Santa che ci introdurranno nella contemplazione del compimento dell'amore di Dio in Cristo.
La liturgia si compone di una prima parte in cui si commemora l'accoglienza gioiosa di Gesù nella Città Santa. Con in mano l'ulivo "vessillo di pace" e simbolo di vittoria, noi accogliamo con il canto dell'Osanna, l'umile e mite Messia, discendente di Davide, preannunziato dai profeti che entra nella sua città per realizzare il Regno di Dio. Conclusa la processione, la liturgia della Parola cambia totalmente il registro aprendoci al mistero di Colui che "umilia se stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce".
Con la lettura solenne della passione secondo Marco, - il racconto centrale della nostra fede - veniamo invitati a contemplare l’uomo dei dolori", vilipeso e condannato, dato per noi perché noi abbiamo la vita eterna. Non si tratta solo di ammirare il Signore, ma di accompagnarlo in una sequela amorosa e partecipata, perché l'ingresso festoso svelerà la drammatica agonia a cui il re messia si sta consegnando per essere fedele al Padre: il complotto per ucciderlo, il tradimento e il rinnegamento dei suoi, il processo iniquo, l'accusa infame, lo scherno generale, l'abbandono del Padre, la morte ignominiosa sulla croce, la sepoltura. Eppure il centurione che lo vede spirare afferma: "Quest'uomo era veramente il Figlio di Dio!".
Capovolgendo la lettura superficiale degli eventi, Marco ci mostra un soldato pagano nell'atto dì riconoscere l'epifania del Re della gloria. Non è più la voce del Padre che ce lo indica, ma ora noi tutti siamo abilitati a vedere nel Crocifisso il volto in cui riconoscere il sì di Dio all’uomo e il sì dell'uomo a Dio, e ad entrare con lui in quella obbedienza piena di amore che si consegna alla ferocia del male per colmare la distanza che ci separa dal Padre.
I giorni che celebreremo sono il nucleo fondante della nostra identità e del nostro destino.
Annunciazione del Signore
Ciò che colpisce, nell’Annunciazione, è il dialogo vivente e costante fra Dio e ogni uomo. Qui Dio ha pronunciato la sua ultima Parola a Maria, perché si compissero le parole che, nella storia di Israele, erano state dette ad Abramo, a Mosé e ai profeti. Essi avevano ascoltato e obbedito; lasciarono entrare nella loro vita la Parola di Dio, la fecero parlare nelle loro azioni e la resero feconda nel loro destino.
I profeti sostituirono alle loro proprie idee la Parola di Dio; anche Maria lasciò che la Parola di Dio si sostituisse a quelle che erano le sue convinzioni religiose. Di fronte alla profondità e all’estensione di questa nuova Parola, Maria “rimase turbata”. L’avvicinarsi del Dio infinito deve sempre turbare profondamente la creatura, anche se, come Maria, è “piena di grazia”.
Assolutamente straordinario è poi che questo Dio non solo si avvicina a Maria, ma le offre il proprio Figlio eterno perché divenga il suo Figlio. Come è possibile che il “Figlio dell’Altissimo” diventi suo Figlio? “Lo Spirito Santo scenderà su di te”. Come scese sul caos, in occasione della creazione, lo Spirito Santo scenderà su Maria e il risultato sarà una nuova creazione. L’albero appassito della storia fiorirà di nuovo. “Maria disse: Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Nell’Annunciazione si ha il tipo di dialogo che il Padre del nostro Signore Gesù Cristo vorrebbe avere con ciascuno di noi. L’esperienza di Maria a Nazaret sottolinea questa verità per tutto il popolo di Dio. Il suo “sì” in risposta all’offerta divina e il cambiamento drammatico di vita che ne sarebbe seguito, mostrano che la venuta di Dio in mezzo a noi esige un cambiamento radicale.
Ma, cosa più importante, l’Annunciazione a Maria ci pone di fronte ad una grande verità: ognuno di noi ha avuto un’“annunciazione” personale. Sto esagerando? No di certo. Se esaminate la vostra vita passata, troverete un’esperienza che è stata decisiva; forse non ebbe allora conseguenze immediate, o almeno non vi sembrò, ma, ripensandoci adesso, vi accorgete che è stata fondamentale, sia essa la scuola che avete frequentato, un libro che avete letto, un discorso che avete ascoltato, una frase delle Scritture che vi ha colpito, gli amici a cui vi siete sentiti uniti o un ritiro che avete fatto. Era il Dio di Maria di Nazareth che si annunciava a voi. Voi avete dunque avuto una “vostra” annunciazione. E se non avete risposto “sì”, o se avete pronunciato soltanto un “sì” timido? Basta riconoscere l’annunciazione ora e cercare di recuperare il tempo perduto vivendo per Dio e per gli altri. “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.
IV Domenica di Quaresima
La quarta domenica di Quaresima ci apre alla gioia perché, come annunzia l'antifona d'ingresso, siamo invitati a saziarci dell'abbondanza della consolazione che ci verrà mostrata proprio nel sacrificio di Cristo sulla croce. Il nucleo fondante su cui poggia il motivo della nostra speranza si trova nell'affermazione centrale del brano evangelico: "Dio ama il mondo, tanto!" Questa è la prospettiva che ci consente di interpretare il processo di salvezza, contemplando l'opera di Dio nella storia. La prima lettura si articola in una sintesi critica della vicenda storica del popolo d'Israele incapace di accogliere l'amore attento e premuroso di Dio nei suoi confronti. Israele ha manifestato un atteggiamento che trova un'eco anche nel brano evangelico: "gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce". La successiva esperienza dell'esilio, interpretata inizialmente come una punizione, si rivelerà invece come il luogo teologico in cui riconoscere il rinnovarsi della grazia divina nella figura di Ciro. Quest'ultimo sarà lo strumento attraverso cui Dio aprirà una possibilità inedita nella storia d'Israele. E proprio quel "Dio ricco di misericordia" (seconda lettura) che non lascia l'umanità nel buio del proprio peccato, ma la raggiunge con la sua presenza di vita, anche dentro la morte più oscura, è l'artefice della nostra resurrezione in Cristo. Come avvenne nel deserto quando Mosè innalzava il serpente di bronzo per guarire chiunque lo contemplasse dai morsi della propria volontà ribelle, cosi anche noi siamo invitati a fissare lo sguardo su Colui che si lascia innalzare, liberandoci da noi stessi, dal confidare sulla vanità del nostro operare opponendoci all'Amore gratuito di Dio. E' solo confidando nella bontà di Dio, che ci apriamo al dono della croce, al momento cioè in cui l'Amore diventa visibile perché dato e che costituisce il "giudizio dei giudizi".
III Domenica di Quaresima
La perìcope evangelica della terza domenica di quaresima focalizza l'attenzione sulla massima istituzione d'Israele: il tempio di Gerusalemme, luogo della presenza di Dio. Attraverso il gesto di "purificazione" che secondo la tradizione giovannea, Gesù compie a Gerusalemme in prossimità della Pasqua dei giudei, Egli denuncia alla stregua di un profeta le strutture di una falsa religiosità in perfetta connivenza con la politica e l'economia. La scena si svolge nel cortile esterno del Tempio, nel luogo che i sacerdoti affittavano a venditori e cambiavalute. Lo sdegno di Gesù, mosso dall'amore geloso per il Padre, si trasforma in un richiamo forte ad aver "codificato" in un struttura di offerte inique quello che è un rapporto esclusivo ed inafferrabile con il Padre. Nel Santo dei Santi, cioè la parte più interiore e inaccessibile del tempio, dietro il velo, era custodita l'arca dell'alleanza con le tavole della legge, il cui testo (prima lettura) è frutto del dono della liberazione, segno e strumento dell'alleanza sigillata tra Dio e gli uomini. La denuncia di Gesù costituisce lo stimolo creatore di un profondo cambiamento di coscienza, volto a ripristinare il senso profondo delle parole dell'alleanza, che vanno custodite in un cuore liberato dal dono gratuito che Dio fa di sé all'uomo di ogni tempo. Tuttavia, l'azione liberante di Dio in nostro favore risulta alle nostre categorie come stoltezza e scandalo (seconda lettura). Vivere nell'amore gratuito di Dio significa accogliere la dura contraddizione della morte e resurrezione del Cristo. E' lo stesso annuncio che Gesù fa di sé nel brano evangelico, ed è proprio l'affermazione centrale "Distruggete e io farò risorgere" il tentativo di accusa mosso nei suoi confronti il giorno dell'arresto (Mc 14,58). I testi nel loro insieme ci invitano a familiarizzare col "mistero pasquale" di Cristo, per poter riconoscere nel corpo Risorto l'indistruttibile tempio spirituale, come fecero i discepoli, che ricordando le sue parole, "cedettero".